Villa Orsato, Cittadella Vigodarzere - Gallarati Scotti, detta "del Conte"
Villa Orsato, Cittadella Vigodarzere - Gallarati Scotti, detta "del Conte"
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garyrobertf
意大利巴萨诺-德尔格拉帕145 条分享
2023年4月
Ho visitato questa villa il 15 aprile 2023, spinto dal fatto che essendo abitata dai proprietarii viene aperta al pubblico solo occasionalmente. La presentazione del monumento è allettante, ma la mia esperienza dalle calde premesse si è trasformata in tiepida realtà. Premesso che il pubblico visita soltanto il pianterreno della villa e l'annesso parco, bisogna tener conto che questa recensione valuta la mia personale esperienza limitatamente a quanto ho potuto vedere.
La visita è guidata sia all'interno che all'esterno della villa, e questo perché le due cose vanno ben distinte, dal punto di vista della qualità: le capaci e preparate guide hanno fatto del loro meglio per porre interesse e curiosità fin dove fosse possibile, anzi direi anche oltre, dal momento che la villa non presenta pregi di merito, né dal punto di vista architettonico, né tantomeno dal punto di vista della decorazione pittorica; si tratta di una villa di campagna i cui ambienti - ripeto: quelli attualmente aperti al pubblico - sono modesti in dimensioni e decorazione, che si limita a qualche scarno fregio in gesso e a qualche decoro puramente illustrativo. Non c'è nulla che richiami il fasto pittorico delle ville venete più accreditate e giustamente celebri, ma non è un fatto legato alla dimensione dell'edificio, bensì alla cultura di chi eresse l'edificio e vi abitò, tutti personaggi illustri e più che facoltosi, che però mai abbellirono questa villa con pitture degne della grande tradizione veneta. Il che suona strano e anche imbarazzante, dal momento che durante la visita agli interni, le guide devono appigliarsi ad aneddoti più o meno faceti e curiosi, per catturare l'attenzione del visitatore, altrimenti spaesato da tanta pochezza di ornato. I mobili sono tutti provenienti da altre dimore, a prestito o in comodato, giusto per non offrire una povertà d'interni che farebbe torcere il naso per aver pagato un biglietto (15 euro) non meritevole per l'offerta. E' stato anche predisposto un folder che illustra la villa, ed anche qui il minimalismo degli ambienti balza evidente agli occhi, per quanto si tenti di magnificare gli sforzi dei proprietarii per restaurare e conservare ciò che resta di un fasto che non c' è mai stato. L'architettura stessa della villa è priva di grande interesse, perdendosi nella media del patrimonio edificatorio della nostra regione. Viene presentata come edificio neoclassico, che di neoclassico ha soltanto l'appartenenza temporale, dal momento che, pur rifacendosi stilisticamente a stilemi classici, denuncia evidentemente memorie viste in chiave cinquecentesca, piuttosto che neoclassica. Eppure nella stessa epoca operavano architetti di grido, ma il fatto che non si sia ricorso all'opera di uno questi nella progettazione della villa, mi induce a pensare che la cultura dei committenti non arrivasse a tanto, o che comunque non si inteso farlo, ritenendo l'edificio una sorta di pied-à-terre campagnolo, vòlto più a ritemprare lo spirito, che a magnificare lo status della famiglia. Per queste ragioni, i tentativi delle guide di far apparire magnifico qualcosa che proprio non lo è, ( ad esempio provando a meravigliare con la storiella del tavolo sostenuto dal tronco d'albero recuperato a villa Pisani, o il salottino/bomboniera azzurro reinventato con mobilio da altra residenza Gallarati Scotti) appaiono ingenui e a volte anche un po' sopra le righe, complice forse anche il poco giudizio critico dei visitatori. Mi sarei inoltre aspettata una quadreria di un qualche pregio, magari anche ricreata, in luogo di un unico crostone di bassa qualità nel salottino azzurro... Un discorso a parte merita il parco, che mi è parsa la vera perla della visita: circa 6 ettari di verde, per la metà antistante la villa lasciato a verde incolto, e per la metà retrostante strutturato in giardino all'inglese, creato con l'inserimento di essenze autoctono ma anche " esotiche " e rare, proventienti dall'america e dall' asia. Le guide insistono sulla possibile attribuzione della sistemazione del parco a Giuseppe Jappelli, per quanto finora non supportata da documentazione, cosa che - dicono - la contessa Francesca sta cercando in ogni modo di verificare, ma con una insistenza che sa quasi di accanimento. Si, perché il documento primo che possa accertare la paternità progettuale allo Jappelli non risiede nelle scartoffie ( si potrebbe anche ritrovare un carteggio che gliene affidi la realizzazione, ma poi come si fa a dire se veramente la cosa andò in porto ?) bensì nell'opera stessa, che se fosse creazione dello Jappelli rivelerebbe di per sè il caratteristico operare di questo Autore. A mio parere il parco presenta i tratti salienti del giardino all'inglese, ma non vedo la mando dello Jappelli, che seppur sostenesse la teoria della natura in libertà, tuttavia da buon classico ha sempre inserito nell'ambiente un'idea di controllo misurato della vegetazione; un controllo lontano dai principii che informano il giardino rinascimentale all'italiana, ma che a ben guardare ci sono nel giardini romantici italiani, diversamente dal giardino all'inglese, dove il vegetare delle piante prevale in un certo senso sulla volontà umana. Ed è questo, a mio avviso, il nostro caso: un ambiente in cui la natura la fa da padrona e dove l'intervento umano è minimamente inteso per fornire ad essa ciò di cui ha bisogno per prosperare ( i corsi d'acqua, i percorsi un po' casuali ); un ambiente, in sostanza, in cui perdersi irrazionalmente, più che ritrovarsi razionalmente, e Jappelli - in questo - proprio non ce lo vedo.
Il plauso alla proprietà è dovuto, per la cura della villa e del parco, poiché l'insieme è davvero mirabile: ogni cosa è tenuta e presentata nel migliore dei modi, si capisce tutto l'amore che anima la grande e faticosa attività di sostegno che proprietà come questa comportano, un lavoro senza pari e soprattutto senza fine, per perpetuare nella memoria collettiva un bene che, pur coi limiti a mio avviso ravvisabili, idealmente e culturalmente appartiene a tutti. A mio avviso il punto di forza di questa visita dovrebbe risiedere nel parco stesso, per il quale auspicherei un lavoro di catalogazione e di didattica con l'indicazione delle piante e della loro eventuale storia, che ne farebbe un sicuro riferimento per gli appassionati del verde.
La visita è guidata sia all'interno che all'esterno della villa, e questo perché le due cose vanno ben distinte, dal punto di vista della qualità: le capaci e preparate guide hanno fatto del loro meglio per porre interesse e curiosità fin dove fosse possibile, anzi direi anche oltre, dal momento che la villa non presenta pregi di merito, né dal punto di vista architettonico, né tantomeno dal punto di vista della decorazione pittorica; si tratta di una villa di campagna i cui ambienti - ripeto: quelli attualmente aperti al pubblico - sono modesti in dimensioni e decorazione, che si limita a qualche scarno fregio in gesso e a qualche decoro puramente illustrativo. Non c'è nulla che richiami il fasto pittorico delle ville venete più accreditate e giustamente celebri, ma non è un fatto legato alla dimensione dell'edificio, bensì alla cultura di chi eresse l'edificio e vi abitò, tutti personaggi illustri e più che facoltosi, che però mai abbellirono questa villa con pitture degne della grande tradizione veneta. Il che suona strano e anche imbarazzante, dal momento che durante la visita agli interni, le guide devono appigliarsi ad aneddoti più o meno faceti e curiosi, per catturare l'attenzione del visitatore, altrimenti spaesato da tanta pochezza di ornato. I mobili sono tutti provenienti da altre dimore, a prestito o in comodato, giusto per non offrire una povertà d'interni che farebbe torcere il naso per aver pagato un biglietto (15 euro) non meritevole per l'offerta. E' stato anche predisposto un folder che illustra la villa, ed anche qui il minimalismo degli ambienti balza evidente agli occhi, per quanto si tenti di magnificare gli sforzi dei proprietarii per restaurare e conservare ciò che resta di un fasto che non c' è mai stato. L'architettura stessa della villa è priva di grande interesse, perdendosi nella media del patrimonio edificatorio della nostra regione. Viene presentata come edificio neoclassico, che di neoclassico ha soltanto l'appartenenza temporale, dal momento che, pur rifacendosi stilisticamente a stilemi classici, denuncia evidentemente memorie viste in chiave cinquecentesca, piuttosto che neoclassica. Eppure nella stessa epoca operavano architetti di grido, ma il fatto che non si sia ricorso all'opera di uno questi nella progettazione della villa, mi induce a pensare che la cultura dei committenti non arrivasse a tanto, o che comunque non si inteso farlo, ritenendo l'edificio una sorta di pied-à-terre campagnolo, vòlto più a ritemprare lo spirito, che a magnificare lo status della famiglia. Per queste ragioni, i tentativi delle guide di far apparire magnifico qualcosa che proprio non lo è, ( ad esempio provando a meravigliare con la storiella del tavolo sostenuto dal tronco d'albero recuperato a villa Pisani, o il salottino/bomboniera azzurro reinventato con mobilio da altra residenza Gallarati Scotti) appaiono ingenui e a volte anche un po' sopra le righe, complice forse anche il poco giudizio critico dei visitatori. Mi sarei inoltre aspettata una quadreria di un qualche pregio, magari anche ricreata, in luogo di un unico crostone di bassa qualità nel salottino azzurro... Un discorso a parte merita il parco, che mi è parsa la vera perla della visita: circa 6 ettari di verde, per la metà antistante la villa lasciato a verde incolto, e per la metà retrostante strutturato in giardino all'inglese, creato con l'inserimento di essenze autoctono ma anche " esotiche " e rare, proventienti dall'america e dall' asia. Le guide insistono sulla possibile attribuzione della sistemazione del parco a Giuseppe Jappelli, per quanto finora non supportata da documentazione, cosa che - dicono - la contessa Francesca sta cercando in ogni modo di verificare, ma con una insistenza che sa quasi di accanimento. Si, perché il documento primo che possa accertare la paternità progettuale allo Jappelli non risiede nelle scartoffie ( si potrebbe anche ritrovare un carteggio che gliene affidi la realizzazione, ma poi come si fa a dire se veramente la cosa andò in porto ?) bensì nell'opera stessa, che se fosse creazione dello Jappelli rivelerebbe di per sè il caratteristico operare di questo Autore. A mio parere il parco presenta i tratti salienti del giardino all'inglese, ma non vedo la mando dello Jappelli, che seppur sostenesse la teoria della natura in libertà, tuttavia da buon classico ha sempre inserito nell'ambiente un'idea di controllo misurato della vegetazione; un controllo lontano dai principii che informano il giardino rinascimentale all'italiana, ma che a ben guardare ci sono nel giardini romantici italiani, diversamente dal giardino all'inglese, dove il vegetare delle piante prevale in un certo senso sulla volontà umana. Ed è questo, a mio avviso, il nostro caso: un ambiente in cui la natura la fa da padrona e dove l'intervento umano è minimamente inteso per fornire ad essa ciò di cui ha bisogno per prosperare ( i corsi d'acqua, i percorsi un po' casuali ); un ambiente, in sostanza, in cui perdersi irrazionalmente, più che ritrovarsi razionalmente, e Jappelli - in questo - proprio non ce lo vedo.
Il plauso alla proprietà è dovuto, per la cura della villa e del parco, poiché l'insieme è davvero mirabile: ogni cosa è tenuta e presentata nel migliore dei modi, si capisce tutto l'amore che anima la grande e faticosa attività di sostegno che proprietà come questa comportano, un lavoro senza pari e soprattutto senza fine, per perpetuare nella memoria collettiva un bene che, pur coi limiti a mio avviso ravvisabili, idealmente e culturalmente appartiene a tutti. A mio avviso il punto di forza di questa visita dovrebbe risiedere nel parco stesso, per il quale auspicherei un lavoro di catalogazione e di didattica con l'indicazione delle piante e della loro eventuale storia, che ne farebbe un sicuro riferimento per gli appassionati del verde.
撰写日期:2023年4月16日
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Egle F
意大利维罗纳6,757 条分享
2020年7月 • 好友
Villa del XVI sec. passata da famiglia nobile a famiglia nobile, dagli Orsato ai Gallarate Scotti, successivamente a Comunità che hanno lavorato preservando gran parte degli arredi dell’epoca, nonostante le due guerre mondiali. Dal 1925 è stata eletta a monumento nazionale. Il Parco è attribuito al romantico arch. Jappelli, con piante antiche e grande estensione del tappeto erboso e dove termina c’è il laghetto. Sale maestose e sobrie, arredi curati e ben conservati. Questa Villa si presta per eventi, cerimonie, meeting, l’acustica è buona. Ambienti climatizzati, wi-fi, attrezzati x disabili.
撰写日期:2020年7月1日
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tony9713
意大利1,123 条分享
2018年10月 • 家庭
Una villa piacevole con un parco all'inglese davvero ben curato e un elegante viale di accesso. Da includere in un eventuale tour.
撰写日期:2018年10月13日
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